La Fidapa, sezione di Sciacca, in occasione della ricorrenza di San Martino già da alcuni anni rinnova, la tradizione delle “sfince”, che secondo lo storico locale Mario Ciaccio risale al 1300. “Le nostre benedettine”, cominciando il 12 novembre l’astinenza dell’avvento, nel detto giorno di San Martino, solevano fare pranzo più lauto e le sfince, le buone paste frolle, spolverate di zucchero e miele”, che ancora oggi sono preparate in una vasta area dell’isola, dai Nebrodi alle Madonie; a Palermo, invece, si preparano i cosìdetti biscotti di San Martino, inzuppati nel vino novello. Un proverbio siciliano suona “Pi San Martino ogni mustu è vinu”. Oltre al vino si consumano i prodotti di stagione: olio “dalle olive appena molite, nel pane cunzato”, le castegne “Pi San Martino castagne e vinu”, i funghi e le salsicce “ Pi ogni porcu veni lu so San Martinu”. Quest’ultimo proverbio ricorda che, dopo la lunga pausa estiva, si riprende il consumo della carne suina. Numerose sono, ancora oggi, le sagre della salsiccia, soprattutto nel territorio etneo. Altre tradizioni culinarie associate alla festività di san Martino sono i piatti a base di carne di oca in Danimarca, Svezia, Francia in ricordo di un episodio della vita del Santo (le oche starnazzarono, rivelando il nascondiglio di Martino, che voleva sottrarsi alla nomina di vescovo di Tours, per modestia), dolci particolari in Germania, dove si fa anche una suggestiva processone di lanterne accese dall’11 novembre al Natale, in Trentino Alto Adige, in Santarcangelo di Romagna le famose piadine. Nella nostra regione già nel 600, al tempo di Papa Gregorio Magno, fu costruita una basilica abaziale a San Martino delle Scale (Palermo) distrutta dagli arabi (827) e ricostruita dai Normanni a Sciacca, già nel 1300, secondo il Ciaccio e lo Scaturro, nella parte orientale dell’odierna P.zza Scandaliato, sorgeva la Chiesa di San Martino, aperta la culto fino al 1540 e successivamente convertita in casa privata. Davanti alla Chiesa il pozzo di san Martino, presso il quale nel 1529 il nobile Giacomo Perollo fu crivellato di colpi dai partigiani del Conte Sigsmondo Luna (secondo caso di Sciacca) successivamente il pozzo fu riempito di sassi e la ex Chiesa divenne, come afferma lo Scaturro, con riferimento al “Libro verde” ed ad una pergamena in suo possesso, l’Hospitium di San Martino, luogo nel quale il capitano di Città si riuniva con i giurati per amministrare la giustizia. Considerando il documento del 1136 citato dallo Scaturro, nel quale il Conte Roberto di Basseville, marito della fondatrice della nostra città, dona la Chiesa di San Martino in Torre Forcata di Molfetta all’abate della Cava , per l’ anima del Conte Ruggero e per la “signora Giuditta mia defunta moglie”, credo che si possa affermare che il culto di San Martino nel sud dell’Italia e in Sicilia sia stato, se non suscitato, rinnovato dai Normanni, che seppero costruire il “Regnum Siciliae” indimenticato ed indimenticabile per il sincretismo di un società culturalmente avanzata, multietnica e multireligiosa.
Prof.ssa Rosetta Bono socia fondatrice nel 1999 della Fidapa di Sciacca nonché presidente nel biennio 2003/2005.